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La mia prima steelhead

Era l'anno 2001 e dopo una divertente parentesi sull'isola di Vancouver a pesca di salmoni, Stefano, mio compagno di pesca dal lontano 1987, mi propose una puntata in British Columbia a pesca delle mitiche Steelhead, pesci che fino a quel momento avevo visto solo sulle riviste di pesca e in alcuni filmati amatoriali.


La proposta, fu presa da parte mia forse un po' in maniera fredda, sapevo infatti che si trattava di pesci lunatici, che risalgono i fiumi per riprodursi , per un periodo limitato e in quantità ridotta rispetto al loro numero, per cui le possibilità di cattura sembravano essere esigue; Tuttavia la passione per la pesca e  la voglia  di visitare nuovi luoghi di pesca hanno avuto la meglio, al punto che in poco tempo prenotammo il nostro viaggio dal 23 settembre all' 8 ottobre dello stesso anno.
Il periodo che ci separava dalla partenza lo passammo ad informarci sulle metodologie di pesca, sul tipo di esche da utilizzare e sopratutto ad acquistare l'attrezzatura, che nel nostro caso, era da "costruire" interamente: canna 11 piedi coda 8, cinque code teeny dalla 130 alla 300, "supermulinellone", waders in neoprene da 5 mm,  wading jacket e intimo termico. Siamo pronti alla partenza.
Inutile dire che la notte prima della dell'imbarco l'abbiamo passata in bianco, presi dall'emozione e da mille dubbi , che sono scomparsi una volta imbarcati a Linate sul boing della British  Airways; successivo scalo Londra e partenza per  il Canada.

 

Dopo 9 ore di volo eccoci alla volta di Vancouver, un accogliente aeroporto in una splendida città, eletta per parecchi anni a città più vivibile al mondo e credetemi,  è veramente come dicono! Le emozioni non erano ancora finite. Dovevamo prendere un terzo aereo che ci avrebbe portato a Smithers, dove avremmo fatto base. Le emozioni si sono trasformate in  agitazione  quando abbiamo visto il Bombardier della Canada Jazz , un bimotore a elica da 40 posti, con il quale avremmo dovuto sorvolare le Montagne Rocciose con un viaggio di circa 2 ore! Speriamo bene, mi dissi !
Il viaggio, al contrario di quello che pensavamo, fu veramente emozionante e tranquillo; Intorno alle 19.00  atterrammo a Smithers; sbrigate le formalità per il noleggio dell'auto, arrivammo all'Hudson Bay Lodge, un elegante hotel alla fine del paese.
Il giorno seguente ci svegliammo alle 6 del mattino, un po' per per via del cambiamento di fuso orario e un po' per la voglia di incominciare: ogni minuto in attesa delle 9.00 ci sembrò trascorrere come se fosse un millennio!
Finalmente arrivò l'ora , Oscar's ( il negozio di articoli sportivi ) aprì, compilammo la licenza di pesca, due informazioni sui fiumi, una manciata di mosche e poi di corsa sul fiume !
Il Bulkley  fu il primo fiume dove  pescammo; esso attraversa la cittadina di Smithers ed è molto conosciuto per la copiosa risalita di questi splendidi pesci, con una taglia media particolarmente abbondante.
Ricordo che ci vestimmo quasi in silenzio, tanta era la tensione, sapevamo che le Steelhead erano già risalite nel fiume , ma non avevamo idea di dove e sopratutto come pescarle. Le mani mi tremavano quando ho infilai  la coda negli anelli e i primi pensieri che affollarono la mia mente riguardavano il tipo di coda con cui partire, quale esca sarebbe stato meglio scegliere, dove sarebbe stato meglio fare il primo lancio, ma il sapere che da qualche parte, lì nel grande fiume, poteva esserci il pesce della mia vita, mi diede una carica incredibile!
Il 2001, fu  un anno molto caldo, in quel periodo pur essendoci le condizioni di acqua ideali, il pesce non aveva intenzione di collaborare.  Passammo 3 giorni immersi nel fiume fino alla vita, 10 ore al giorno, lanciando pesanti code con canne lunghe senza vedere una abboccata. La sera distrutti e avviliti ci addormentavamo con la speranza che il giorno successivo il nostro sogno potesse avverarsi, che uno di noi avrebbe incannato una Steelhead.
La nostra corazza di pescatori incalliti, fatta anche di uscite a vuoto e insuccessi, stava iniziando a scalfirsi, quand'ecco che alla alla pool da noi rinominata come "pool del rottamaio" (così chiamata per la presenza di uno sfasciacarrozze nelle vicinanze) si compì l'evento che avrebbe cambiato la mia vita di pescatore.  Erano circa le 17,30, avevo montato una leech rosa chiaro di circa 12 cm, dopo l'emmesimo lancio, con la coda in trattenuta e quasi a fine passata, ricevetti uno strattone talmente forte quasi da perdere la presa sul calcio della canna!
Forse non mi resi conto di quello che stava accadendo, ma quando vidi un lampo d'argento saltare fuori dall'acqua una prima volta, poi di nuovo e ancora per una terza volta nel tentativo di liberarsi dall'amo, realizzai e subito urlai a Stefano: ce l'ho!
La steel mi srotola 50 mt di backing, faccio molta fatica a controllarla, c'e molta corrente e lei la sfrutta tutta. Ho la canna piegata all'inverosimile, il cuore che pulsa e con l'adrenalina in circolo, dico a me stesso di calmarmi, mi ripeto che orami quel bel pesce è agganciato, devo solo portarlo a riva, uscendo piano dall'acqua e indietreggiando.  La steelhead non ne vuol sapere di uscire ed inizia un agguerrito combattimento, ma non voglio  forzarla, ho un finale del 30 che  mi dà una discreta sicurezza; Non riesco a stimare il peso del pesce, tanta è la forza che  un esemplare di questa specie è in grado di esprimere.
Stefano nel frattempo mi guarda e distribuisce consigli, ma sono talmente concentrato da non sentire più nulla.
Ecco, di li a poco inizio a sentire che il sua forza combattiva sta venendo meno…"dai Aldo che ci sei", mi dico "tira questo pesce a riva, un' ultimo sforzo".

Ormai è fatta, la mia prima steelhead è stata spiaggiata.

Un  urlo spontaneo e quasi liberatorio uscì dalle mie labbra, un po' per la tensione che svaniva, un po' per la gioia del momento. La mia prima Steelhead era lì, lucente, per me enorme. La presi delicatamente per la coda , la slamai , Stefano la fotografò; la rimisi in acqua, la accarezzai riossigenandola e quando sentii che incomincia e divincolarsi, aprii la mano e lei riprese il fondo con due colpi di coda. (foto 6)
Mi sedetti sulla sponda, appagato, sazio, soddisfatto, felice , non conosco altri aggettivi per descrivere quei momenti.
Avrei potuto smettere di pescare per quel giorno ,mi dissi, ma la speranza di poter rivivere quell'emozione mi fece riprendere, con molta calma, a lanciare .

Adesso ho capito cosa vuol dire agganciare una steelhead. è difficile spiegarlo, bisogna viverlo.

Da quel momento la pesca alle steelhead mi è entrata  così tanto nelle ossa, che  ancora oggi dopo 10 anni di viaggi e di parecchie catture, mi accorgo che non posso farne a meno , che ogni anno voglio affrontare un viaggio lungo e faticoso, che mi porterà sempre in quei luoghi, perchè l'ultima  steelhead che pescherò sarà sempre la più bella!!

Arnaldo

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